Coaching

Il Coaching come palestra della nostra mente

Mens sana in corpore sano”, recita un antico motto latino, che letteralmente significa “mente sana in un corpo sano”.

Tale espressione viene utilizzata per indicare che è importante sia il corpo che la mente e che non va trascurata la salute di nessuno dei due.

Se la mente è debole, cediamo. Se la mente è forte, saremo forti, anche nella sconfitta”.

Nel mondo sportivo si tende troppo spesso a dare importanza al gesto atletico, al corpo e alle azioni quali fattori decisivi per il raggiungimento dei traguardi, sottovalutando il ruolo rivestito dalla mente.

Ma è proprio la mens a guidare i comportamenti, le scelte e i gesti e, di conseguenza, a determinare le performance. Una mente allenata ci consente di accettare ciò che non abbiamo ancora ottenuto.

Per raggiungere un obiettivo occorre cambiare il nostro modo di fare e farlo in un modo nuovo, perché cambiare significa migliorare ed evolvere.

Il mental coach è un allenatore mentale, una guida che ci ispira e stimola ad agire per realizzare il nostro destino. Naturalmente il modo in cui lo fa è strettamente legato alle sue qualità, alle sue competenze.

Nel coaching, si ritiene che la persona che viene allenata (coachee) abbia il potenziale e le risposte per raggiungere i propri obiettivi.

Si ritiene che il coachee sia responsabile della propria crescita. Il coach utilizzerà una serie di abilità per supportare il proprio coachee nel cambiare prospettiva, acquisire nuovi apprendimenti e scoprire approcci diversi per raggiungere gli obiettivi del suo cliente.

Durante un allenamento, la persona che viene allenata viene spinta fuori dalla sua zona di comfort e, attraverso la sua zona di crescita, verso il suo obiettivo prefissato. Lungo la strada, la persona si troverà di fronte a emozioni che ostacoleranno o catapulteranno la loro crescita.

Comprendere le emozioni sottostanti può aiutare a ottenere una motivazione più profonda verso il raggiungimento di tale crescita.

Mentre l’esperienza di attraversare la zona di paura è normale e necessaria, l’allenatore mira a spingere il coachee, consentendo di acquisire una più profonda consapevolezza di sé che può guidare la crescita in tutte le aree.

Il coaching ed il suo impatto

Il coaching ispira le persone ed aiuta a massimizzare il potenziale personale e professionale: numerosi studi scientifici hanno dimostrato che ha anche un impatto positivo misurabile sui team e sugli obiettivi strategici delle organizzazioni e sui risultati aziendali.

Uno studio globale ha messo in evidenza che l’86% delle aziende che investono nel coaching sperimenta un ROI positivo.

Ciò è dimostrato da un aumento significativo della produttività, delle prestazioni, del maggiore coinvolgimento dei dipendenti e della motivazione.

Come utilizzare gli strumenti di coaching di base nella vita quotidiana?

È bene ascoltare attivamente ciò che gli altri ti stanno effettivamente comunicando e ascoltare ciò che forse non stanno comunicando.

Porre domande chiare e trasparenti per esplorare ciò che si trova al centro del problema. La domanda è uno strumento potente porta a una comprensione più profonda o più ampia di un argomento o di una nuova prospettiva.

Ultimo ma non meno importante: concedi il silenzio dopo aver fatto una domanda.

Coaching: la “palestra” della nostra mente subconscia

È possibile riprogrammare la mente subconscia per migliorare la concentrazione e la determinazione necessaria per progettare una vita che ti dia appagamento, gioia e passione.

Ogni giorno dobbiamo lavorare per comprendere e prendere il controllo della mente subconscia esattamente come fanno gli atleti che si recano in palestra per allenare il proprio fisico rendendolo quasi perfetto.

Poniamoci degli obiettivi di vita da raggiungere, ma non sempre si riesce nel raggiungere i traguardi auspicati.  Quando la vita si allontana da quel percorso che abbiamo tranquillamente intrapreso, spesso diventiamo frustrati e sconvolti.

La domanda che ci poniamo è: “Perché sta succedendo questo?“. Questo malcontento può spronarci a mettere in atto un cambiamento graduale.

Piuttosto che agire e lottare per un cambiamento permanente e radicale, il coachee ha necessità di prendere il controllo attivo e imparare a riprogrammare la mente subconscia.

La mente subconscia è la chiave del successo e può essere oggetto di riprogrammazione. Se si vuol vivere la vita che si desidera, allora è il momento di decidere, impegnarsi e risolvere.

Non è ciò che possiamo fare nella vita che fa la differenza, ma è ciò che faremo. E non c’è momento migliore per riprendere il controllo della mente e concentrarsi su ciò che è meglio per la nostra vita.

Il subconscio è la parte della nostra mente che prende decisioni senza che abbiamo bisogno di pensarci attivamente.

È diverso dalla mente cosciente, che comprende i pensieri che sappiamo di avere in un dato momento. Si differenzia anche dalla mente inconscia, che “raccoglie” le esperienze passate che non ricordiamo.

La mente subconscia va oltre l’apprendimento di nuove abilità. È coinvolta nell’elaborazione delle informazioni e influenza tutto ciò che pensiamo, diciamo e facciamo. Memorizza le nostre convinzioni e valori, determina i nostri ricordi e monitora le informazioni che ci ruotano intorno.

Quanto tempo occorre per riprogrammare la mente subconscia? In media ci vogliono circa tre o quattro settimane, ma il training potrebbe richiedere più tempo.

Come riprogrammare la mente per il successo?

Per riprogrammare la mente per il successo ci sono tre distinti passaggi che consentono di intraprendere la giusta direzione.

Primo step: decidi

Il primo passo è ottenere assoluta chiarezza su ciò che vuoi. La chiarezza è potere: più forte e più potente diventerà la nostra visione. Ciò crea una mappa mentale subconscia, conferendo al proprio cervello gli strumenti necessari per trasformare quella visione in realtà.

Secondo step: eseguire il commit

Il secondo passo della riprogrammazione subconscia è impegnarsi. Libera la tua mente dalla paura e dall’insicurezza. Tutti abbiamo paure: paura del rifiuto, paura del fallimento, del successo, del dolore o dell’ignoto. Se non si fa nulla, quella paura “avvelenerà” il pensiero positivo o multifattoriale.

L’unico modo per affrontare la paura e riprogrammare la mente è affrontarla a testa alta. Se si fa qualcosa e si fallisce, sarà necessario adottare un approccio più istruito e informato la prossima volta.

Terzo step: Risolvere

Per riprogrammare efficacemente il cervello è necessario puntare sulla flessibilità. Il percorso che si intraprende non è mai una linea retta.

Per questo è fondamentale rimanere flessibili lungo la strada: imparare dagli errori e utilizzare la negatività come forza trainante per il cambiamento.

Qualsiasi ostacolo diventa un’opportunità per trovare una nuova soluzione creativa.

Scritto da Nicola Sicolo

7 Settembre 2021

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